Dopo avervi proposto la visione di un film che ritengo fondamentale, ecco che vi porto a conoscere un libro il quale, facendo di necessità virtù, ve lo suggerisco/pubblicizzo per una futura lettura. Il tema resta lo stesso: le disabilità.
Titolo: La terza nazione del mondo
Autore: Matteo Schianchi
Casa editrice: Feltrinelli, “Serie Bianca”
Anno di pubblicazione: prima edizione di gennaio 2009
Autore: Matteo Schianchi
Casa editrice: Feltrinelli, “Serie Bianca”
Anno di pubblicazione: prima edizione di gennaio 2009
Trama: Il libro parla di numeri e parla di persone con e senza nome, campioni della vita e dello sport ma anche molti sconosciuti che non sono altrettanto “riusciti” in imprese troppo umane per essere un “non completamente umano”, persone che hanno una dignità tutta da vivere, con e per gli altri anche se il loro nome non è noto come quello di Oscar Pistorius. L'autore affronta il tema della disabilità tra timori, pregiudizi e rifiuti, ma anche modelli positivi di integrazione.
Tema Emergente: “Secondo le stime delle Nazioni Unite, in tutto il mondo le persone disabili sono 650 milioni: un dato che corrisponde al 10 per cento della popolazione globale. Tutte insieme, popolerebbero la terza nazione del pianeta dopo Cina e India”. I dati parlano chiaro, non si può più far finta di non vedere e non sentire. In Italia, sono circa 6 milioni i disabili e ciò corrisponderebbe alla seconda regione dopo la Lombardia. Chi sono? Sono le vittime di malattie congenite o acquisite, traumi psichici, incidenti sul lavoro e stradali, tumori. Scrive Schianchi “ L'handicap non è solo una lesione fisica, mentale o sensoriale, è un modo di esistere: coinvolge l'individuo completamente, per tutta la vita, nella sua soggettività e nelle sue relazioni sociali”. Proprio perché temuta, la disabilità è rifiutata, la sua vista disturba e inquieta.
Spaccato sociale. Per l'autore ciò che manca e di cui si avverte la necessità è fare cultura sull'handicap. Mancano strumenti e linguaggi innovativi, politiche ad ampio raggio e di grande impatto che puntino verso la piena emancipazione individuale e sociale dei soggetti. Emerge la necessità del “fare”, l'agire, il costruire relazioni prossime che siano spogliate di sentimentalismo e buonismo iniziando dallo sradicare il secolare e tanto dannoso concetto di assistenzialismo.
L'entrata in vigore della Convenzione sui Diritti delle persone con disabilità per far fronte alle diverse forme di discriminazione ed esclusione di molti dei 650 milioni di persone disabili che vivono nel mondo (con dati in continua variazione) ha lo scopo di spostare “il fulcro dell'attenzione dalla menomazione alla persona nella sua interezza e si pone così come strumento, indirizzo verso il superamento di una logica assistenziale e sanitaria”.
Interrogativi sul versante educativo: Come accade spesse volte, chi si interessa di disabilità è perchè nella disabilità si è più o meno direttamente coinvolti. Per un educatore è di vitale importanza nutrire la coscientizzazione sulla disabilità, farsi e fare cultura sulla disabilità, senza soffermarsi sull'evidenza delle possibilità che essa chiude, sulle possibilità mancate, anzi!
L'educatore che integra le conoscenze provenienti dalle diverse discipline è l'educatore che adotta un metodo pedagogico speciale, un pensare speciale che cerca di aprire nuove porte alle possibilità. L'educatore si fa portatore sano di integrazione ed inclusione non solo dando informazioni e chiavi di lettura innovative sulla disabilità, ma anche testimoniando linguaggi, atteggiamenti inclusivi. L'educatore deve aver coscienza del bene riposto nell'educazione stessa e soprattutto nell'educabilità delle persone per le quali si infondono le energie dell'agire educativo, in particolar modo, e a maggior ragione, di quelle persone con bisogni speciali.
Chi è il disabile? E' in prima istanza la persona che ha il diritto di essere chiamata con il proprio nome. Il disabile è la persona che a causa di eventi traumatici o vittima di malattia congenita o acquisita ha perduto o ridotto le capacità funzionali conseguentemente ad una menomazione di tipo anatomico, psicologico o fisiologico.
Atteggiamenti verso la persona disabile: La percezione negativa che si ha della disabilità e lo sguardo che si posa sui suoi portatori imprime un marchio arroventato di pregiudizi che allontana invece che avvicinare, esso genera il rifiuto che ostacola la strada alle possibilità. Troppo spesso ci si dimentica che la disabilità non è una scelta. Il giudizio sommario delle persone che osservano altre persone speciali non sempre tiene conto che il disabile non è in perfetta salute, ma non è neppure malato! Scrive l'autore del libro “Non esiste handicap senza sguardo sull'handicap. Questo sguardo è pieno di pregiudizi, pietismo provati dai "normali" sui disabili e dai disabili su se stessi: qui si creano e si alimentano il rifiuto e l'emarginazione”.
Atteggiamenti verso la persona disabile: La percezione negativa che si ha della disabilità e lo sguardo che si posa sui suoi portatori imprime un marchio arroventato di pregiudizi che allontana invece che avvicinare, esso genera il rifiuto che ostacola la strada alle possibilità. Troppo spesso ci si dimentica che la disabilità non è una scelta. Il giudizio sommario delle persone che osservano altre persone speciali non sempre tiene conto che il disabile non è in perfetta salute, ma non è neppure malato! Scrive l'autore del libro “Non esiste handicap senza sguardo sull'handicap. Questo sguardo è pieno di pregiudizi, pietismo provati dai "normali" sui disabili e dai disabili su se stessi: qui si creano e si alimentano il rifiuto e l'emarginazione”.
Che idea di integrazione/inclusione emerge? Quello che Schianchi riesce a trasmettere è un desiderio di “andare oltre”. Oltre alle barriere architettoniche che limitano la possibilità di relazionarsi, di muoversi (per chi è costretto ad utilizzare la carrozzina) e che limita la possibilità di trovare lavoro, incontrare nuove amicizie e amori. Ma anche andare oltre alle barriere culturali, ai limiti della cultura di massa prodotta oggigiorno in maniera confusionale dai media. Questi sono di fatto esempi evidentissimi di esclusione, cosa da evitare.
Essere orientati all'integrazione significa fare proprio questo concetto: “ La disabilità è solo una delle diversità che caratterizza il genere umano. I disabili sono diversi, ma sono pienamente persone. Diversità non è sinonimo di inferiorità. E' proprio a partire dal fatto di essere completamente e totalmente soggetti, persone che i disabili devono essere definitivamente integrati dai “normali” e devono integrare se stessi”.
Oggi le persone con disabilità vivono in condizioni migliori rispetto a tutta la storia precedente dell'umanità, esistono soluzioni tecnologiche e sanitarie che riducono i limiti imposti dalle menomazioni e dall'handicap. I governi e le istituzioni che ci precedono hanno attuato misure legislative che impongono di andare incontro alle difficoltà e favoriscono il recupero, il reinserimento e l'integrazione delle persone disabili in molte dimensioni fondamentali del vivere e la direzione della strada da percorrere è stata tracciata il 3 maggio 2008.
Riflessione critica. Lettura a mio parere molto dinamica, si passa rapidamente da un micro tema all'altro, pur non tralasciando nessun dettaglio, senza cadere nel pietismo di una mentalità che è proprio quella che Schianchi si auspica di vedere superata. L'ho prediletta tra le altre letture proposte perchè è un libro che fornisce numeri, dati in linea con i tempi (il libro è di inizio anno 2009 e giunge dopo l'entrata in vigore della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite), riprende il discorso d'integrazione facendo un quadro storico per sommi capi del “da dove veniamo” partendo dall'età greco-romana, passando per il medioevo, per affacciarsi attraverso i successivi secoli all'apertura dei nuovi orizzonti educativi nel Settecento, all'inaugurazione di istituti od ospedali e ai primi approcci medico-educativi tentati nel corso dell'ottocento fino all'era tecnologica in cui viviamo, che permette l'utilizzo di protesi in materiali compositi che danno la possibilità di rispondere ai bisogni speciali e di superare le barriere andando, per l'appunto oltre.
Consiglierei la lettura a.. tutti coloro che hanno bisogno di numeri statistici per riuscire a prendere in considerazione l'importanza e la necessità del pensare speciale (chi risiede per elezione popolare o per merito e competenze nella stanza dei bottoni; penso ai politici e dirigenti d'azienda) ma sopra tutti la lettura la consiglierei a registi del cinema e autori della televisione, perchè loro hanno la competenza e i mezzi per creare l'innovazione di una cultura (atteggiamenti, linguaggi..) di massa propria dell'inclusione.
Chi genera nuovi programmi televisivi e crea nuove pellicole cinematografiche deve prestare il fianco ai professionisti dell'educazione e questi ultimi vanno incoraggiati a perseverare, o iniziare da adesso, nell'obiettivo lontano, ma forse ogni giorno un po' più vicino, della piena inclusione di tutti, non solo della disabilità. Questa forse è la più grande delle sfide educative su tutti i livelli.